Ispirazione, tecnica, studio: libri di fotografia e le storie che raccontano

Raccontiamo storie. Per farlo, siamo sempre alla ricerca di altre storie che qualcuno ha raccolto prima o meglio di noi.

In questo, i libri sono preziosi: ognuno di questi mi insegna qualcosa. Tra quelli che ho e che sto cercando, sono pochi quelli di ciclismo, perché in fondo le storie che ci interessano sono quelle delle persone, e si trovano in tanti generi; uno in particolare è il reportage, che mi interessa particolarmente.

Qui condivido alcune riflessioni su progetti e libri che mi sono particolarmente utili: la lista è work in progress, perciò stay tuned!

  1. Storytelling: falso, vero e verosimile. The sweet flypaper of life [1955]
  2. Storytelling: i limiti come chiavi narrative. Kennedy’s Funeral Train [1968]

E poi, Ecco una rapida selezione con descrizione: su alcuni libri sto scrivendo dei pezzi, sugli altri vedremo. Se li cerchi, molti si trovano usati su abebooks, con un po ‘di pazienza.

  • Pete Souza, Obama. An intimate portrait. Una meraviglia per la combinazione di studio e improvvisazione. Souza conosce benissimo i luoghi (a partire dalla Casa Bianca) e i protocolli delle visite, quindi può prevedere il contesto; ma stupisce la sua capacità di cogliere i momenti inattesi e le situazioni “off”, creando bei contrasti tra la solennità del ruolo politico e la vita domestica.
  • Geoff Dyer, L’Infinito istante. Dyer non è un fotografo, ma è un grande appassionato – tra le altre cose – di fotografia. Cosa ancora più importante, è una penna leggera e ironica, e combina una bella narrazione con analisi molto interessanti, apparentemente senza logica, ma estremamente fluide. A metà tra saggio e confessione, non si capisce esattamente cos’,è, ma si divora.
  • Mario Calabresi (a cura di), A occhi aperti. La raccolta, catalogo di una mostra passata una decina di anni fa a Venaria, riunisce una dozzina di fotografi di fama mondiale sul tema del reportage: è un ottimo punto di inizio.
  • William Allard, Portraits of America. Il volume riunisce alcuni progetti del fotografo, insieme a interessanti testi che li raccontano. Alcuni non mi sono piaciuti, ma altri, e in particolare quello sui cowboy moderni, sono una miniera per lo studio della composizione.
  • Maestri – Paul Fusco: Fusco è uno dei miei punti di riferimento preferiti per la capacità di tirare fuori lavori incredibili, per estetica ma soprattutto per narrazione, da condizioni limitate, come i finestrini di un treno. Questi volumi sono brevi, ma l’analisi di alcune foto è molto utile. Ne parliamo approfonditamente qui.
  • James Robertson, It’s a race: Robertson ha seguito diverse edizioni della TCR, e questo libro raccoglie una selezione di quei lavori. Robertson ha un approccio molto schietto alla narrazione di una gara di ultraciclismo. Le belle parole dei partecipanti, intervistati sui singoli temi, sono altrettanto piacevoli.
  • Gianni Berengo Gardin, l’occhio come mestiere: perché è l’ABC, a partire dalla distinzione ormai canonica tra bella foto e buona foto,
  • Maestri – Paolo Pellegrin: Pellegrin, che c’è anche nella raccolta “a occhi aperti”, è uno dei grandi di oggi. A me rimane impresso per gli orizzonti storti e per la capacità di far sembrare tutto, anche la placida campagna svizzera, un campo di battaglia martoriato dai bombardamenti.
  • Riccardo Falcinelli, Cromorama: perché il colore ha le sue ragioni: il saggio, molto leggero a dispetto del volume (e con tante figure!), offre un sacco di spunti di ispirazione.
  • Magnum, la scelta della foto: prezioso per studiare la scelta della foto con alcuni case studies eccellenti, ma da questo punto di vista sarebbe stato utile approfondire ancora di più.
  • 12. Galen Rowell’s vision, the art of adventure photography: per l’importanza del caso – Rowell era un alpinista, e si è trovato per caso a sostituire il fotografo che doveva documentare le sue arrampicate – e per la scelta dell’attrezzatura: Rowell è un esempio prezioso e pratico di “less is more”, un pioniere del formato Full Frame considerato, all’epoca, un po’ giocattoloso. Le sue foto, ahimé, sono la cosa meno interessante (a mio avviso), dato che sono molto anni ’80 – un po’ troppo alla top gun, per intenderci.
  • Roy de Carava, Langston Hughes, The sweet flypaper of life: Il titolo dice tutto: ci appiccichiamo alla vita come zanzare sulla carta moschicida. I due autori hanno un approccio unico alla narrazione, che mescola fotografia e testo combinando finzione e realtà; il risultato è poesia. Ne parliamo approfonditamente qui.
  • Fred Herzog, Modern Colors: Ovviamente il volume è interessante per l’uso del colore; ma anche per i soggetti ultra-quotidiani; infine, per ricordare il valore della fotografia a lungo termine, come testimonianza di luoghi e storie passate.
  • Roland Barthes, La camera chiara: importante per la storia del Punctum vs Studium, forse. Mah. Boh. Paolo Pellegrin, antologia: perché il catalogo costava un patrimonio, quindi ci accontentiamo dell’opuscolo gratuito. Less is more, più o meno.
  • 17. Dorothea Lange, catalogo Camera: Lange è uno dei classicissimi, e il progetto della Farm Security Administration ha dell’incredibile. Il volume è ricco di foto e di testi che approfondiscono l’approccio della Lange. Inoltre, è un ricordo nel ricordo: l’ultimo reportage è del campo di concentramento di Manzanar, che mi è capitato di visitare nel 2019.

Questo ancora non l’ho letto, è appena arrivato!

Quali sono i libri che hanno cambiato il tuo modo di intendere il viaggio, il gravel, l’esplorazione, la fotografia?

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