Un bel dilemma, quello dell’attrezzatura fotografica in bici. Cosa portare, ma soprattutto come – Sulla schiena o sulla bici? In una custodia o senza? Meglio la protezione oppure la prontezza? E la schiena che dice?
- Le caratteristiche
- Il comfort pedalando
- Il mio kit per scattare foto in bici
- Cosa non va?
- Bilancio: pro e contro dell’Evoc
- Aggiornamento del 2024

Trovare il posto giusto per tenere la macchina fotografica è delicato. Il compromesso perfetto tra sicurezza e accessibilità è una questione del tutto personale, che dipende da molti fattori: come e dove si pedala, il mood della compagnia, le condizioni meteo; ma anche come e che cosa ci piace fotografare.
Nel tempo ho provato diverse soluzioni, onestamente cercando più l’accessibilità che la protezione. Da ormai due tre anni, ho trovato la pace dei sensi con il marsupio della Evoc, il fratello maggiore di quello, assai più diffuso, da 3L. Da allora l’ho usato in quasi tutte le uscite in bici, in ogni condizione e su ogni terreno: strada, gravel, single track, sabbia, asciutto, umido, bagnato, innevato. Ho percorso alcune migliaia di km con lui, collezionando anche due cadute. Lo uso anche per tutti i reportage pedalati, e anche per alcuni lavori quando non sono in bici, magari come extra oltre allo zaino.
Recentemente, ad esempio, l’ho usato per il 150s-miles, per l’Upcycle trail a Milano, per Alvento POP e per un paio di uscite con amici su per i bricchi. Abbinato a una personalizzazione piuttosto pesante delle macchine foto, il marsupio mi consente di lavorare efficacemente e velocemente.
Insomma, i suoi 10.000km li ha.
Le caratteristiche
Il sito ufficiale non fornisce molti dettagli, e menziona solo alcune caratteristiche generali: il marsupio non vanta nessuna caratteristica fuori dal comune e nessun pedigree artigianale: è sobriamente descritto come “pratico, stabile e comodo marsupio per sistemi fotografici compatti”.
Stando alla descrizione le sue due caratteristiche principali sono il Venti Flap System, che permette di regolare la fibbia (un po’ come il Dakine Hot Lap da 5L), e il sistema di ventilazione per non sudare sulla schiena.

Il materiale principale è nylon465, con due tipi di imbottitura (schiuma Atilon PE per l’interno e EVA per la ventilazione) ed è disponibile in due colori, grigio molto scuro – il mio – e uno strano verde olive chiaro. Purtroppo non è facile da reperire.
- Volume: 7L
- peso: 610g
- dimensioni: 31x20x14cm

Ultimo punto, la costruzione. Come già accennato, l’Evoc è molto solido. Non tratto bene le cose – per usare un eufemismo – eppure finora non ho mai avuto problemi, pur cadendo due volte e usandolo su sentieri sconnessi pieni di sassi e di spine, oltre che per lavori piuttosto burrascosi. Per ora non ha neanche un graffio.
In caso di pioggia, il marsupio è di per sé abbastanza resistente; se il maltempo persiste, comunque, il telo extra assicura la totale impermeabilità, e un gancetto evita il rischio di perderlo in giro.
Il marsupio è costruito intorno alla tasca principale, 7L, con alcuni fogli di schiuma e Velcro per personalizzare gli spazi. Il compartimento è protetto su tutti i lati tranne il coperchio; sul fondo, sotto la schiuma, c’è anche il telo impermeabile, che offre un ulterior strato di protezione.
Devo dire che i quadrati di schiuma sono solo un paio, e mi avrebbe fatto comodo averne qualcuno in più; li ho presi da altro materiale per perfezionare il mio setup; che ho trovato dopo diversi tentativi, muovendo di qua e di là la camera e gli obiettivi.

Oltre al compartimento principale, che si apre da entrambi i lati con due zip, ci sono due tasche laterali sulla cintura, molto comode per batterie extra, chiavi o altri piccoli oggetti. Dietro a sinistra c’è una tasca in mesh in cui in teoria sta una borraccia regolare (al massimo ho provato con una bottiglietta da 50cl) ma soprattutto è comoda per infilare barrette oppure cartacce mentre si pedala; sulla parte frontale, infine, c’è una zip che nasconde diverse tasche: tre alloggiamenti per SD card, una tasca semitrasparente e completamente waterproof, e un’altra tasca più grande, tutte piatte; tutte queste sono chiuse sia dal velcro sia dalla zip, quindi è impossibile che si aprano per caso.

Il comfort pedalando
Con questo setup è sufficiente allentare la cintura, ruotare il marsupio di fronte, aprire la zip ed estrarre; con un po’ di pratica si può estrarre anche tenendo il marsupio sulla schiena.
Pedalando il marsupio è sorprendentemente comodo, e anche scendendo dalle lunghe strade di montagna o su qualche single track è molto stabile; in alcuni casi ho addirittura l’impressione che mi tenga più rigida la parte bassa della schiena. Effettivamente due fettuccie laterali aiutano a stabilizzare il carico: una volta regolate correttamente, il marsupio sta fermo dov’è, con dei minimi sobbalzi in verticale quando è a pieno carico (circa 2,5kg tutto incluso).
Il sistema Venti Flaps permette di regolare il setup con una mano, anche pedalando; certo per stringere la fibbia principale servono entrambe le mani. La ventilazione è molto efficace, e anche nei giorni più caldi il sudore è abbastanza ridotto.
Insomma, l’ergonomia è davvero ottima, e qualche regolazione è sufficiente per trovare la propria posizione. Se devo fare un appunto, è che la fibbia centrale non si chiude oltre un certo limite, perché la fibbia è innestata ai lati sulle due tasche: per i magri/magrissimi, può essere un piccolo problema.
Si vede che alla Evoc hanno fatto le cose con cura. I pochi difetti che ho trovato non sono decisivi: sono più che altro suggerimenti per un “Evoc markII” ancora più comodo.
Il mio kit per scattare foto in bici
Il mio kit abituale è una OMD Em1mkIII con due zoom: un Zuiko 12-40mm f2.8 PRO e un Lumix 35-100mm f2.8 OIS II, anche se a volte sostituisco il 12-40 con il Zuiko 17mm f1.2 PRO (le tre lenti hanno dimensioni e pesi equivalenti).
La seconda lente va nel vano a sinistra, ben protetta. Con un sistema APSC o full frame ci sta sicuramente una lente grossa, mettendo la macchina orizzontale; ma non credo che rimanga spazio per un obiettivo extra. Secondo Evoc, inoltre, il marsupio è concepito per tenere un drone: sicuramente c’è ampio spazio per quelli “mini” sotto i 250g, comando incluso.
Uso la tasca posteriore per mettere documenti e soldi, mentre in quelle laterali ci stanno due o tre cose tra il flash FL-LM3, una batteria extra, le chiavi di casa, il microfono Rode videomicro oppure l’obiettivo-tappo Zuiko 9mm f8.
La parete superiore non è imbottita; invece ha alcuni ganci e fibbie utili per customizzare un po’ il marsupio. Infine, la base, oltre a ospitare il telo antipioggia, ha anche due ganci per incastrare un treppiede. Purtroppo, il mio Manfrotto Pixi Evo è troppo corto, quindi rimane ballerino e non si incastra bene: le poche volte che mi serve preferisco metterlo nella frame bag. Un modello Gorillapod o qualsiasi treppiede appena più grande dovrebbe essere più stabile.
Cosa non va?
Le prime due osservazioni riguardano la costruzione e l’ergonomia: sarebbe utile avere zip più grandi per aumentare robustezza e scorrevolezza, soprattutto in caso di polvere e fango; e rendere la cintura più adattabile (più corta). Da neo-genitore, inoltre, penso che una chiusura “baby proof” simile a quella dei marsupi per bebè (che permette di allentare la cintura di qualche cm senza sganciarla del tutto) permetterebbe di estrarre la macchina fotografica molto più velocemente e con una mano. Definitivo!
L’ultima osservazione, minima, riguarda la parte fotografica: dato il prezzo non proprio amico, includere due o tre pannelli di imbottitura in più permetterebbe di ottimizzare la personalizzazione in base all’attrezzatura.
Bilancio: pro e contro dell’Evoc
Pro
- Robusto e ben costruito.
- Ampia tasca centrale personalizzabile
- Diverse tasche piccoline per accessori vari
- Ottima ergonomia mentre si pedala
Contro
- La cintura è un po’ ampia: se sei magr@, controlla prima di comprare, oppure prevedi già di accorciare le fettucce.
- Zip più grandi migliorerebbero lo scorrimento, rendendo l’estrazione e la chiusura più facili.
- Alcuni pezzi di schiuma in più permetterebbero una migliore personalizzazione in base al materiale.
Aggiornamento del 2024
Continuo a usare con soddisfazione il marsupio per ogni uscita “personale” e tutti i reportage pedalati. Anche gli amici a cui lo consiglio sono molto soddisfatti, e recentemente ho scoperto che illustri colleghi come Paolo Penni Martelli lo usano, mettendo solo un corpo macchina full frame con un obiettivo tuttofare.
Segnalo due cose: primo, a febbraio si è rotta la chiusura in plastica della fibbia – si è proprio spezzato uno dei due pezzi flessibili che si innestano nella femmina. Nessun problema: un negozio specializzato – il mitico Cadel di Corso Regina – ha sostituito tutto con delle fibbie più robuste al prezzo di 10 euro.
Secondo, ogni tanto la cerniera, come previsto, è un po’ dura. Quando succede, cerco di lavare meglio che posso il marsupio (ma l’interno “moquette” non aiuta, e imbriglia tutta la sabbia/polvere) e poi passo un goccio di cera sui denti della zip. Uso la Squirt, la stessa cera della catena della bici, ma si può usare altro; attenzione però ai lubrificanti classici, che possono macchiare il tessuto e soprattutto raccolgono molta sporcizia formando grumi difficili da togliere.
In sintesi
L’Hip Pack Capture è voluminoso, con una tasca principale di 7L e diverse tasche secondarie per oggetti personali o accessori; nonostante le dimensioni è confortevole, sia per pedalare sia per camminare.
La qualità costruttiva e l’ergonomia sono molto buone, e i difetti sono marginali. Globalmente, insomma, L’Evoc Capture è un grande compagno di viaggio per le pedalate fotografiche.
4 pensieri su “Marsupio EVOC HIP CAPTURE 7L: il ‘workhorse’ del reportage pedalato”